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Castello di Brignano

Fu uno degli antichi fortilizi del contado di Tortona, che seguendo le sorti della vicina città, venne assegnato ai Pavesi dopo la sua seconda distruzione (1164) e quindi ad essa riconfermato con l’atto di riconciliazione nel 1176, nella qual circostanza appare con la denominazione di Balegnano.
Località disabitata e distrutta: questa era la drammatica situazione di Brignano, allorché nel 1375 Galeazzo Visconti, conte di Virtù, con atto redatto nel castello di Pavia, la investiva a Spinetta Spinola q. Lucemburgo.
Fu questi il feudatario, che subito dopo esserne venuto in possesso, diede mano alla riedificazione dell’attuale castello, sul luogo dell’antico fortilizio, probabilmente costituito da una torre a base quadrata, i cui resti vennero incorporati nella nuova costruzione.
Durante l’occupazione francese del ducato di Milano, seguita alla caduta degli Sforza, il castello di Brignano venne rioccupato da Antonio Spinola il quale fu spodestato del maniero dal condottiero Pietro Lonati che a sua volta lo riconsegnava nelle mani di Geronimo Guidobono.
Nel 1685 la famiglia Guidobono Cavalchini cedevano la loro quota di Brignano e Frascata, per il prezzo di L. 25.000 al cap. Francesco Ferrari di S. Sebastiano.
Più tardi il castello dei marchesi de Ferrari passò ai Giani e quindi, quando il fabbricato si trovava già in cattive condizioni di manutenzione, ai conti Bruzzo di Genova, che negli anni successivi lo ricostruirono parzialmente, adottandolo alle attuali forme ed arricchendone l’arredamento con preziose raccolte d’arte.
Fu in quest’occasione che l’interno del castello, già rude e severo, subì notevoli manomissioni, secondo il discutibile gusto del tempo.
Adagiato su un colle, che domina l’abitato di Brignano e la Val Curone, al centro di un vasto parco di conifere di incomparabile, selvaggia bellezza dell’estensione di 5 ettari, il castello, dopo i recenti ampliamenti conta una trentina di stanze, tra cui ampi saloni, biblioteca, locali adibiti a foresteria e a scuderia.
È a pianta quadrilatera, con torre anch’essa quadrata, a protezione dell’ingresso, secondo un modulo tipicamente lombardo. La sua struttura è mista, in arenaria e mattoni.
Il nucleo originario di costruzioni, dovuto agli Spinola, consisteva nei due avancorpi a settentrione, collegati tra loro da un ponte levatoio; in epoca barocca i Guidobono Cavalchini vi aggiunsero il corpo di fabbrica oggi adibito a biblioteca; il conte Bruzzo il fabbricato a ponente, ossia la costruzione di Castelnuovo.
All’interno è conservata, in parte, la struttura antica. La porta di ingresso al palazzo, che si apre sotto una loggetta nella parte avanzata del fabbricato, è di fattura rinascimentale.

Pompa dell'acqua

Chiesa di San Giacomo

La Chiesa di San Giacomo sorge nella parte bassa del paese. Risale al medioevo e nel suo interno sono conservati mobili antichi di notevole valore.

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Ultima modifica: 10 Settembre 2021 alle 14:05
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